SI FA PRESTO A DIRE VINO...
- chiaracane68
- 2 giorni fa
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NELLA TEMPESTA PERFETTA SCATTA LA RISCOSSA DEL VINO "QUOTIDIANO" DI QUALITA'

Focus sul futuro del settore vitivinicolo lo scorso ottobre, in occasione del 21° Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” di Urgnano, con uno speech a cura dell’enologa e biologa Dora Marchi, Direttrice Tecnica e Responsabile del Laboratorio Controllo Qualità presso Enosis Meraviglia di Fubine, nonché membro della Commissione Tecnologia Enologica dell’OIV. Promosso dal Consorzio di Tutela Valcalepio, il seminario è stato una rinnovata opportunità per parlare di: sostenibilità, identità, emozioni e nuovi linguaggi per il consumo consapevole del vino. . “Cambiamenti climatici, instabilità geopolitica, inflazione e allarmismo mediatico stanno globalmente impattando sul settore enoico, modificandone i consumi e mettendo in crisi l’intero comparto” ha esordito la Marchi. “Possiamo dire di trovarci nel bel mezzo di una tempesta perfetta”.
“Negli ultimi 15 anni, in Italia, siamo passati da un consumo di 55,8 litri a 26,3 litri pro capite” ha proseguito l’enologa. “Il vino rischia di diventare un lusso all’appannaggio di una ristretta élite di appassionati e di cultori enoici. Occorre tornare ad un vino quotidiano, che si accompagni alla Dieta Mediterranea, migliorandone il gusto e il piacere della convivialità condivisa”.
Se a pagarne il prezzo più alto sono i rossi, quelli iconici, costosi e complessi, i vini del futuro saranno i bianchi, i rosati e gli spumanti, oppure, quelli privi di alcool e/o a bassa gradazione? “Produrre vini bianchi e/o rosati, fermi o frizzanti particolarmente accattivanti risulta piuttosto semplice, mentre è decisamente più complesso rendere i rossi piacevoli, facili da bersi, luminosi, profumati e dal gusto morbido/vellutato” ha osservato la biologa. “Un rosso di qualità, adatto per un consumo quotidiano, deve garantire gradazioni poco elevate, una buona acidità, un colore luminoso, profumi fruttati privi di aromi di legno e spezie, risultando complessivamente morbido”. L’Italia detiene il primato per varietà di vitigni, più o meno blasonati, ma sempre identitari e autentici. In questa particolare congiuntura, quali hanno le caratteristiche per un vino quotidiano di qualità? “Questo è il momento per riscoprire varietà autoctone, un po’ meno impegnative e, in parte, meno note, ma pur sempre di pregio e identitarie di un territorio, come il Grignolino e la Schiava, ma anche certi Sangiovese, Nebbiolo e Pinot noir. Vini che possono interpretare i nuovi gusti e le ultime tendenze. Vini di interessante versatilità, in grado di prendere d’esempio, dai bianchi, l’affinamento, l’utilizzo dei lieviti, delle lies e la cessione di mannoproteine che, oltre a fornire grassezza e morbidezza, detengono un importante potere antiossidante. Vini che possono risultare curiosi per una rinnovata e quotidiana convivialità”.
“Attenzione, però” ha rimarcato l’enologa di Enosis: “un buon/ottimo vino quotidiano non si produce con gli scarti di cantina, ma deve partire da una progettazione fatta di studio, conoscenza e ricerca. Un lungo lavoro che inizia in vigna, con la scelta della varietà e dei vigneti oltre che con l’accurata cernita degli acini, quindi, con la corretta individuazione della data di vendemmia, e prosegue con la vinificazione, che passa dall’analisi dei metaboliti primari e secondari, per mettere in luce le caratteristiche della varietà e le molecole della qualità”.
A complicare le cose, però, ci sono gli effetti dei cambiamenti climatici che, sempre più, stanno gravando sull’agricoltura, in generale, e sulla viticoltura, in particolare, a partire dalla maturazione dell’uva. “Nella stessa pianta e, addirittura, nello stesso grappolo si possono trovare acini perfettamente maturi accanto ad altri verdi, piuttosto che appassiti e surmaturi, con differenze che possono superare il 70%” ha proseguito l’enologa. “Ne conseguono accumuli zuccherini sempre più elevati nelle uve, basse acidità e alti pH, vini super concentrati, profumi di marmellata/eterei e, soprattutto, vini secchi e asciutti, che a volte rasentano l’amaro”. Un’ evoluzione che potrebbe trasformarsi in un danno per il prodotto. “Ragione per cui, in tutte le fasi di lavorazione, dalla diraspatura alla pigiatura e/o pressatura, dalla macerazione e/o fermentazione alla vinificazione fino all’affinamento, si rende indispensabile un approccio scientifico”.
“Anche in ambito enoico, come in tutti gli altri settori, la ricerca dev’essere centrale, per aiutare a risolvere i problemi e a rendere migliori i nostri vini” ha concluso la Marchi. “La ricerca ci aiuta a comprendere scientificamente, e in tempi contenuti, i cambiamenti più o meno fisiologici che intervengono in natura, consentendoci di prevenirne gli effetti e di lavorare coscientemente in termini di efficienza, efficacia ed eccellenza, per una vitivinicoltura sempre più sostenibile dal punto di vista etico, economico e ambientale, in grado di preservare territorio e cultura millenaria”.
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Fubine, 4 novembre 2025




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